I PERSONAGGI

ALBERTO = ha deciso di interpretare un archeologo italiano: Alfredo De Rossi. Di buona famiglia preferisce lo studio della storia antica ai divertimenti dell'alta società; si mette in viaggio verso Costantinopoli per seguire le "diafane orme" del suo maestro; per riprendere da dove lui l'aveva lasciata la sua ultima ricerca; una ricerca che lo ha cambiato molto. Lui ne ha ereditato il lavoro e tutti gli indizi sulle "cose strane" che aveva scoperto ... indizi incomprensibili per il buon Alfredo; Tra essi spicca un ciondolo (da appendere ad una catenina) dalla forma bizzarra (d20).

ARTURO = si è imbarcato nell'avventura di interpretare un italiano: Paolo Morgenstern. Un fisico, zoppo (a causa della poliomielite sofferta da bambino) membro di una benestante famiglia ebrea. Durante i suoi studi a Berlino stringe una proficua collaborazione con Peter Toft (fisico jugoslavo). Alla vigilia di un importante esperimento questi scompare portando con se tutti gli scritti e le ricerche dei due; l'unico indizio è una frase scritta in jugoslavo "tornare a casa". Questo ha spinto il giovane fisico ad imbarcarsi sull'Orient Express con destinazione Belgrado.

PISQUO = voleva fare il coroner, così ha optato per un inglese: Maxwell Higgins, via di mezzo tra medico e poliziotto. Si tratta di un personaggio strano, con una sorta di ossessione per la morte (che lo ha portato agli studi ed alla carriera che lo contraddistinguono); con l'hobby della psicologia e con la mania dell'igiene (o meglio con una sorta di fobia della mancanza di igiene). Considera le donne inferiori e forse per questo è ancora single (alla veneranda età di 31 anni). Si è messo in viaggio verso Costantinopoli per puro piacere personale (in seguito al consiglio di un amico).

BEPPE = ha scelto come suo primo personaggio un personaggio complesso: ex pattinatore sul ghiaccio (ha smesso a causa di un grave infortunio) è diventato una spia della Russia degli zar. Ora (nel 1920, dopo la Rivoluzione d'Ottobre) è in fuga, si finge ingegnere edile (ma la sua messa in scena non è molto credibile). Ha intrepreso il viaggio sull'Orient Express per raggiungere Costantinopoli e da qui, via nave, l'Egitto e la salvezza dai rivoltosi.

LUCA = ha optato per un inglese: Jonathan Bond: ex soldato ora mercenario in viaggio verso Costantinopoli alla ricerca di un lavoro per se ed i suoi compagni (visto l'inasprirsi del conflitto greco/turco).

MARZIA = ha optato per un distinto medico inglese: Dexter Quincy. Noto chirurgo di fama internazionale e notevole ricercatore: è in viaggio verso Costantinopoli per incontrare alcuni colleghi in arrivo dall'India per discutere con loro a proposito di alcune sue nuove ricerche.

ANTEFATTO


Siamo nell’ottobre del 1920, in Europa.

Più precisamente, tutti e sei i personaggi sono passeggeri dell’Orient Express, un treno praticamente leggendario (assieme ad una quindicina di altri), diretti a Costantinopoli.

Lasciate da poco Venezia e Lubjana, il treno sta ormai percorrendo la Jugoslavia; è sera e piove.

Qui ha inizio la nostra storia.
 

04/04/2006

4 OTTOBRE 1920: l'arrivo al villaggio.

Giunge ormai la sera. L'Orient Express ha lasciato Lubjana alla volta di Sarajevo e Belgrado.

Improvvisamente il mitico treno rallenta la sua corsa; i passeggeri (compresi i PG) incuriositi chiedono spiegazioni al capotreno che si vede costretto a spiegare. "... il treno deve rallentare per passare su un ponte ... niente di eccezionale ... niente di grave ... una procedura normale ... è la routine ...". Il treno passa rumorosamente sul vecchio ponte di legno; il ponte scricchiola sotto il peso del convoglio; all'improvviso cede e crolla, appena in tempo per permettere il passaggio dell'intero treno. I macchinisti arrestano il convoglio per i controlli di routine (con una frenata piuttosto brusca per la verità); il ponte è crollato sia a causa del peso del treno sia (e soprattutto) a causa del fiume che attraversava, ingrossatosi per le piogge autunnali.

Questa fermata inaspettata mette un po' in agitazione i passeggeri, ma il tempestivo e diplomatico intervento del capotreno placa gli animi. Yuri Plushenko (Ovvero Beppe per primo tra i PG) ha occasione di incontrare uno strano tipo ... non parla la sua lingua (è italiano: un mafioso di nome Ermanno Taormina) ma è chiaro che sta imprecando; questi (un tizio basso e grassoccio vestito di bianco) trascina il russo nella sua cabina e gli fa vedere che l'inchiostro con cui stava scrivendo, a causa della frenata si è rovesciato su un bel vestito bianco da uomo dall'aspetto costoso, che aveva disteso sul letto.

Nel frattempo è Dexter Quincy il primo a preoccuparsi di cosa stia effettivamente succedendo; purtroppo non riceve altre spiegazioni se non quelle generiche fornite dal capotreno.I l viaggio riprende. Verso le 20:00 (quasi due ore dopo al fatto del ponte) il treno raggiunge una piccola stazione: Podrigbor. Il capotreno raduna di nuovo tutti i passeggeri nel salone ristorante e spiega loro che lui ed i tecnici della ferrovia hanno deciso di restare fermi durante la notte nella stazione appena raggiunta, e di riprendere il viaggio all'indomani mattina ma solo dopo un sopralluogo lungo la ferrovia a valle del paese (per controllare un secondo ponte). Il dottor Higgins decide di scendere a fare due passi nonostante la pioggia ed incontra solo un vecchio capostazione; i due fanno due chiacchiere in tedesco; è così che Maxwell scopre l'esistenza di un albergo poco distante dalla stazione; il resto del paese è appoggiato sul fianco della vallata. Rientrando in treno un cameriere mette in guardia il nostro coroner "... allontanarsi dal treno può essere pericoloso; questa zona è piena di lupi ...".

Durante la cena e la serata Pisquo ed Alberto (nei panni dei rispettivi personaggi: Maxwell Higgins ed Alfredo De Rossi) fanno lal loro conoscenza e si confidano i rispettivi dubbi e perplessità sulla situazione che si è venuta a creare.

 

5 OTTOBRE 1920: è mattina.

I tecnici della ferrovia ed il capotreno si allontano a piedi lungo i binari per controllare il binario. Yuri viene svegliato dalle urla (nuove imprecazioni) del suo vicino (quello grassoccio della sera prima) che sta inveendo contro un cameriere; lo stesso cameriere chiede al nostro eroe se è veramente testimone della "macchia" causata dalla frenata del treno. Il russo conferma e, forse come ringraziamento, viene invitato a pranzo dal piccolo italiano che si dimostra subito molto amichevole: è un siciliano , molto elegante e dalel maniere se non proprio raffinate almeno educate (con un po' di fortuna, di esperienza e colpo d'occhio l'ormai ex spia nota la pistola sotto l'ascella).

Il Dottor Quincy resta sul treno e chiacchiera con diverse persone ... in particolare nota uno strano tipo: un tedesco che dice di essere in viaggio d'affari e di essere preoccupato per un grosso affare che potrebbe andare in fumo a causa del ritardo. L'uomo è distaccato e freddo e cerca di liberarsi alla svelta di chi gli rivolge la parola: è anche maleducato, visto e considerato che non si presenta nemmeno. Il nostro medico comincia preoccuparsi: che ci sia sotto qualcosa?

Alfredo ed il suo nuovo "amico" Maxwell scendono in paese (per primi) alla ricerca di un paio di cavalli per seguire i tecnici delle ferrovie spinti da un comune senso di "insicurezza" ... insomma non si fidano. Qui fanno conoscenza con un vecchio che fa loro da interprete (si chiama Matjaz, ma loro ancora non lo sanno) per ottenere i cavalli, e con Tobias un cacciatore di origine austriaca (o ungherese) che ormai vive li da anni e che vende ai due un binocolo. Dopo il siparietto in paese, i due proseguono lungo la strada (non la ferrovia, per non farsi vedere) e raggiungono il piccolo ponte stradale sul fiume ... guardano col binocolo ... e scoprono che il ponte della ferrovia non c'è più ... è crollato anche questo. Ad un'attenta osservazione l'archeologo nota alcune cose che non lo convincono:  "... non è stato il fiume a far cadere il ponte ... qualcuno lo ha buttato giù ...".

Dopo circa un'ora e mezza dalla loro partenza i tecnici della ferrovia ritornano con espressioni preoccupate. Di nuovo tutti i passeggeri vengono radunati nel vagone ristorante. E di nuovo tocca al capotreno fornire spiegazioni: "... anche il ponte a Sud è crollato ... il treno è bloccato qui ...". A poco servono le rassicurazioni che egli fornisce ai passeggeri; nessuno accetta di buon grado la nuova situazione. Verranno mandati due tecnici coi cavalli verso un villaggio vicino per "dare l'allarme", ed i passeggeri verranno quindi evacuati. Nel frattempo potranno comunque risiedere nel treno ... ovviamente i costosissimi biglietti saranno rimborsati, almeno in parte.

Alfredo De Rossi decide di parlare a quattrocchi col capotreno e gli palesa i suoi dubbi sul crollo del ponte; con sorpresa scopre che anche il capotreno ha i suoi stessi dubbi e, stranamente, questa volta glieli confessa senza cercare di nascondersi dietro la sua diplomazia.

11/04/2006

 

5 OTTOBRE 1920: una giornata tranquilla.

Il treno è fermo e nessuno ci può fare niente. Questo sembra l'atteggiamento dei passeggeri (compresi i PG); ed è così che i nostri eroi decidono di curiosare sul treno e di incontrare gli altri passeggeri.Durante la mattina, appena tornato dall'escursione a cavallo, Alfredo de Rossi (l'archeologo di Alberto) incontra un collega inglese in viaggio verso l'Egitto: George Carnavon. I due passano molto tempo a chiacchierare del mentore del buon De Rossi (che evidentemente anche l'inglese conosce, in quanto colleghi) e dei ritrovamenti più strani che hanno compiuto nella loro carriera. Nel pomeriggio decide di fare quattro passi al villaggio: qui incontra Matjaz che gli fa da guida nell'esplorazione di una locale chiesetta in rovina ... Sorpresa! In un angolo della chiesa il buon De Rossi nota una pietra con uno strano disegno (uguale al suo ciondolo) ... comincia a crescere la sua curiosità sulla chiesa e, soprattutto sul suo misterioso ciondolo. A cena si ritrova con Mr. Carnavon ed i due (come se fossero già vecchi amici) restano a parlare del loro lavoro ed a sorseggiare brandy fino a tarda ora (circa le 2:00 del mattino).

 

Maxwell Higgins, dopo la corsa a cavallo, passa la giornata tranquillamente, chiacchierando del più e del meno con altri passeggeri del treno; tra questi spicca John Michael Ross un poliziotto inglese (anche lui è di Manchester come il nostro Maxwell) balzato di recente agli onori della cronaca (in Inghilterra) per una spinosa indagine che ha compiuto: i due colleghi si trovano subito abbastanza a loro agio tra loro, nonostante l'ispettore sia molto grezzo e piuttosto maleducato (con gli altri, almeno e non con il suo collega).

 

Yuri, coinvolto nelle stranezze dell'italiano conosciuto la sera prima, ne diventa amico anche grazie all'aiuto di un simpatico giovane inglese che fa da traduttore ai due: si tratta di Jonathan Bond (il personaggio di Luca). Questi, oltre ai due qui citati, fa conoscenza (almeno in parte) anche con una donna (russa anche lei) passeggera sul treno. Nel pomeriggio vuole sgranchirsi le gambe e si dirige in paese dove scova un piccolo locale (una osmizza - tipica osteria carsica) nel quale i vecchi del luogo passano il tempo giocando con delle strane carte (simili ai tarocchi).

 

Paolo Morgenstern decide di passare il suo tempo sul treno e di prestare attenzione agli altri passeggeri; così facendo nota diversi personaggi: due tizi vestiti di scuro (e con due tenebrosi impermeabili di pelle nera) che parlano uno strano inglese, che si dimostrano molto poco socievoli e, soprattutto, che girano armati (il nostro eroe li scambia per nazisti; in realtà si tratta di due agenti segreti USA); un uomo di bassa statura (è il tedesco con cui ha scambiato poche parole Dexter Quincy), anche lui circondato da un'aura tetra: "... quello li ha qualcosa da nascondere ...". Dopo cena il nostro fisico indugia in compagnia del connazionale Ermanno (il mafioso "amico" di Yuri) con il quale chiacchiera per un bel po' di tempo.

 

5 OTTOBRE 1920 (Notte): attacco al treno.

Una serie di spari rompe il silenzio della notte.

Una raffica di colpi di arma da fuoco (una mitragliatrice, forse) colpisce quattro scompartimenti di una delle carrozze centrali del treno. I passeggeri, svegliati dagli spari nel bel mezzo della notte, si lasciano andare al panico. Jonathan Bond (forse perché abituato ai colpi di arma da fuoco) si getta di slancio fuori dalla cabina e si offre di aiutare l'ispettore Ross fingendosi anche lui un poliziotto (per sua fortuna l'ispettore ora ha altro a cui pensare piuttosto che verificare le sue crdenziali). Anche Maxwell Higgins viene immediatamente coinvolto: il suo aiuto è richiesto sia dal collega poliziotto sia dal capotreno per prestare i primi soccorsi ad eventuali feriti: ma nessuno è stato colpito, l'unico che ha rischiato qualcosa era Ermanno Taormina (il mafioso) che però è illeso. Approfittando della situazione il dottor Higgins riesce ad esaminare per primo la "scena del crimine": recupera alcuni dei proiettili sparati ma qualcosa non lo convince (uno è più piccolo degli altri). Resta comunque convinto che chi ha sparato lo abbia fatto con l'intenzione di uccidere e non solo di spaventare i passeggeri del treno. Un rapido controllo alla lista passeggeri e nella mente del coroner comincia farsi strada un dubbio: "... che la vittima fosse Anna Ivanova, dato che doveva esserci lei in questa cabina in origine ...".

La serata non è finita: come medico deve prestare soccorso all'ingegnere delle ferrovie che è sotto shock: dice di aver visto passare un fantasma fuori dalla sua cabina e la cosa lo ha traumatizzato; l'intervento di Maxwell ha successo e l'uomo ritrova (almeno in parte) la calma e la lucidità, o perlomeno è abbastanza calmo e lucido da descrivere il "fantasma" ai suoi interlocutori.

Non si era nemmeno addormentato (era stato alzato assieme al collega fino a tardi) Alfredo De Rossi quando gli spari lo hanno spaventato. Si è gettato a terra nel suo scompartimento e solo dopo qualche minuto si è rialzato ed ha provato a guardare dal finestrino nella direzione da cui pensava fossero giunti gli spari: non vede nulla, la notte è troppo scura. Anche l'altro italiano, Paolo, si spaventa molto a causa degli spari. Tuttavia non cede del tutto alla paura e si concentra nel tenere d'occhio la stanza dei due loschi figuri che ha notato durante il giorno: teme possano essere dei nazisti. Più tardi fa amicizia con uno dei camerieri (italiano anche lui): Basilio Favazzi, e lo convince (con una mazzetta da 200 $) ad accompagnarlo a curiosare nel vagone bagagliaio ... Sorpresa! Al posto dei macchinari tessili che il losco tedesco aveva detto di trasportare ci sono delle casse di armi da guerra.

Più tardi (sono ormai circa le 4:00 del mattino) Maxwell Higgins accompagnato dallo zelante (anche troppo) Jonathan Bond scende dal treno: i due si mettono alla ricerca di tracce dove è stato visto il presunto fantasma. Trovano una serie di tracce di stivali che dalla collina scendono vero il treno, gli passano accanto, superano i binari e poi si perdono in mezzo alla strada (che costeggia la ferrovia). Sono le 4:30 ... Maxwell, Jonathan e Paolo Morgenstern si ritrovano nel salottino davanti ad un bicchiere di Sherry per discutere di quanto ha visto e scoperto ogni uno di loro: "... le cose si mettono male ...".

18/04/2006

6 OTTOBRE 1920: il giorno dopo.
Sono circa le 4:30 del mattino.
Paolo Morgenstern, Maxwell Higgins e Jonathan Bond sono ancora seduti nel salottino intenti a discutere sul da farsi. La decisione è presto presa: “…bisogna pedinare i due “nazisti”; sono troppo sospetti…”. Tuttavia la stanchezza e la tensione della serata si fanno sentire e il buon soldato decide di ritirarsi a dormire qualche ora.


Ai due rimasti si aggiunge presto l’altro dottore: Dexter Quincy. Le discussioni continuano, inframmezzate solo da una breve chiacchierata di Paolo con l’amico e connazionale Basilio Favazzi (il cameriere che aveva corrotto). Verso le 5:30 i due “nazisti” escono per un’escursione; si portano dietro anche un fucile da caccia. I nostri eroi rinunciano all’inseguimento.

 

Pian piano (tra le 6:30 e le 7:30) il treno comincia a risvegliarsi.
Il dottor Quincy, tornando nella sua cabina, sente delle strane voci provenire dalla cabina dell’uomo d’affari dall’aspetto losco. Si ferma ad origliare: due uomini parlano tra loro a voce piuttosto bassa ed in una strana lingua di sapore orientale. Viene più o meno scoperto e comincia un furioso battibecco tra il tedesco (lo spiato) ed il dottore; nel battibecco interviene anche il dottor Higgins ma gli animi non si calmano. Tuttavia, l’intervento di Maxwell non è inutile, le sue domande mettono un po’ in crisi il tedesco che si richiude in cabina. Dexter si allontana ma viene subito fermato da Anna Ivanova (la russa misteriosa) che, avendo sentito che lui è un dottore, gli chiede un consiglio da medico; comincia così ad instaurarsi un certo rapporto tra i due.

 

Verso le 9:00 sono di nuovo quasi tutti nel salottino: Paolo, Maxwell e Yuri (che si è da poco unito a loro) ad un tavolo a discutere (Ancora!) di quanto accaduto e delle cose strane che li circondano; Dexter e la sua nuova amica Anna ad un altro tavolo a parlare del più e del meno; manca Jonathan che è ancora nel suo scompartimento a riposare. Poco dopo ricompare il mercante tedesco (sempre lui, quello dall’aria sospetta) che si scusa per lo sfogo di poco prima e per le sue pessime maniere dimostrate in quell’occasione; dopodiché si ferma li a chiacchierare con i nostri eroi. Maxwell, forte della sua ambivalenza di medico e di poliziotto convince il tedesco a fargli vedere la sua cabina (sfruttando come pretesto le indagini sulla sparatoria avvenuta nel cuore della notte); l’uomo d’affari accetta ed il coroner si fa accompagnare da Paolo: “…giusto per avere un paio di occhi in più…”; i due, però, non notano nulla di insolito.

 

Il dottor Higgins non è ancora soddisfatto.
Si reca da solo in paese, contatta Tobias (il cacciatore) e si fa accompagnare a cercare e magari seguire le tracce di chi ha sparato. Le tracce in questione sono però misteriose: sembra che solo si allontanino dal luogo dal quale sono partiti gli spari. Nemmeno Tobias ci capisce qualcosa. Maxwell approfitta per raccogliere alcuni bossoli dalla “piazzola di tiro”. Dato il “nulla di fatto” Maxwell viene invitato a pranzo dal cacciatore (anche se sarebbe più corretto dire che si fa invitare); i due chiacchierano parecchio, come due vecchi amici, ed il dottore approfitta della situazione per togliersi qualche curiosità a proposito delle strane carte che hanno visto in paese. Appena prese in mano il coroner ne estrae una: IL GOLEM. Sembra che si muova e per un attimo il medico rimane sorpreso; in ogni caso Tobias si rivela una discreta fonte di informazioni e racconta qual poco che sa: “…si tratta di carte tipiche dei Balcani… credo siano di origine rumena… o zingara… quelle che usiamo noi sono 42: 20 buone, angeli e santi… 20 cattive con demoni e mostri… e 2 neutre che sono quelle più importanti per i giochi. Purtroppo l’unico gioco che posso spiegarti è un solitario… è difficile però…”. Il cacciatore non solo spiega il solitario a Maxwell ma gli regala pure un mazzo di carte “…così ti potrai esercitare…”.

 

Tra l’altro Il dottor Higgins ha anche il colpo d’occhio di notare un’altra carta che lo incuriosisce: LO SPETTRO; inspiegabilmente uguale a quello cha ha descritto l’ingegnere ferroviario.
Il mistero si infittisce!

 

Nel frattempo Paolo, Yuri ed il dottor Quincy decidono di fare quattro passi lungo la strada per andare a dare un’occhiata al ponte crollato: anche loro si convincono che il ponte sia stato sabotato (più grazie alle intuizioni del fisico che alle conferme del presunto ingegnere). Tornati in treno i tre, a cui poi si aggiunge anche Jonathan, (e di nuovo con l’aiuto di Basilio Favazzi) vanno a curiosare nello scompartimento dei due “nazisti” ed in quello del losco uomo d’affari tedesco.

 

Verso le 15:00 il dottor Higgins torna a bordo e, spinto dalla pura curiosità, decide di mostrare le carte appena ricevute in regalo all’ingegnere. Questi ne pesca una a caso: LO SPETTRO.

 

La stanza dei “nazisti”: vi entrano solo il dottor Quincy e Jonathan; vi trovano alcune cose strane:
1) Un manuale di “Tecniche di combattimento e sopravvivenza” scritto in inglese.

2) Due fucili da guerra (Jonathan se ne intende) in perfette condizioni con le relative custodie (borse a tracolla).

3) Una strana scatola di legno (100 x 40 x 40 cm) che emette un ticchettio sospetto.

4) Una terza borsa porta-fucile vuota (la custodia del fucile da caccia con cui sono usciti, secondo Dexter).

5) Un libro antico, che sembra scritto col sangue; è in tedesco ma Jonathan riesce a leggere solo una parola del titolo (prima di avere un mancamento): KULTEN.

La stanza dell’uomo d’affari: vi entra solo Jonathan. Qui non nota niente di strano; solo una pistola luger in ottime condizioni in valigia ed una custodia (vuota) per contenere pistole da esposizione (pistole di lusso).
 

26/04/2006

6 OTTOBRE 1920 (Pomeriggio): un nuovo scontro a fuoco.

I nostri eroi (Jonathan, Yuri e Paolo) si ritrovano nel vagone ristorante per discutere durante il pranzo di quanto scoperto nelle stanze perquisite. L'archeologo italiano (Alfredo De Rossi) si sveglia verso mezzogiorno. Per prima cosa contatta un inserviente e si fa accompagnare nel vagone bagagliaio per controllare i propri bagagli; qui allontanato con una scusa il cameriere decide anche di dare un'occhiata sia nelle misteriose casse dell'uomo d'affari tedesco (che non ha ancora un nome per i miei PG) sia in una serie di sacchi ammucchiati nel fondo del vagone. Risultato: scopre anche lui le armi.

Dopodiché, mentre sta ritornando nella sua cabina più o meno soddisfatto, sente uno sparo provenire dalla stanza del suo collega ed amico George Carnavon. In realtà si tratta solo di un vaso che si è rotto, ma il nostro Alfredo si è fatto suggestionare dalla sparatoria notturna. Decide di entrare, sempre accompagnato dal cameriere, nello scompartimento dato che l'amico non gli risponde. George è lì; addormentato; in preda agli incubi durante un sonno tanto pesante quanto agitato.

Alfredo riesce a fatica a svegliare l'archeologo inglese. Questi ancora leggermente stordito si rende conto di aver rotto lui stesso il vaso (in pezzi ai piedi del letto): "... un vaso greco di circa 2000 anni fa ..."; i due quindi decidono che un buon pranzo potrebbe giovare, e si dirigono verso il vagone ristorante. Il gruppo (con l'eccezione di Maxwell) si è così riunito nel vagone ristorante; approfittando del clima amichevole Paolo scambia quattro chiacchiere con George Carnavon che lui conosce come finanziatore di ricerche in campo fisico (in particolare sull'elettromagnetismo).

Durante il pranzo l'atmosfera è turbata da nuovi spari diretti contro il treno. Questa volta il bersaglio sembra essere la locomotiva. E questa volta qualcuno (Ermanno Taormina) risponde al fuoco; l'italiano è bravo e fortunato; il cecchino viene colpito ed ucciso con due colpi di pistola al petto.

 

Yuri ed Alfredo, non appena recuperate le proprie pistole, si precipitano assieme ad Ermanno sul luogo da cui sono partiti gli spari e dove ora giace in terra il cadavere di chi ha sparato (nonché il suo strano fucile). Nel frattempo Paolo assieme al capotreno ed all'ingegnere ferroviario si dirige verso la locomotiva (bersaglio dell'attacco): "... i danni non sono gravi; pur colpita da due proiettili la caldaia, che ha una doppia parete, è ancora intatta ... a parte i buchi nella prima parete, ovviamente; solo una piccola valvola di regolazione che funge da sfogo per eventuali sovrapressioni è andata distrutta ...".

Dopo il primo rapido sopralluogo anche questi tre si dirigono verso il cadavere.Il cadavere e tutto quello che il killer aveva con se (armi comprese) viene portato e chiuso nel secondo bagagliaio (che prima era vuoto). Maxwell Higgins, di ritorno dal pranzo con Tobias, si dirige dall'ingegnere ferroviario (e gli farà pescare una carta, come già detto); dopodiché, su invito diretto del capotreno, si recherà nel secondo bagagliaio (assieme al capotreno in persona ed a John Micheal Ross) per dare un'occhiata al cadavere:

"... è morto per due colpi di pistola al petto ... compatibili con la dinamica della sparatoria ..."

"... ha uno strano tatuaggio su una spalla ... due scimitarre che fanno da cornice ad una X ondulata con quattro piccole scritte in arabo ... - la scritta in realtà è in dialetto azzero e dice Allah è Dio e Maometto è il suo profeta) -

"... lo stesso simbolo è presente su una specie di distintivo che il killer aveva con se ..."

"... il fucile e le pallottole (ne restano 7) sono di uno strano ed a me sconosciuto metallo azzurrognolo ..."

"... il killer ha passaporto, valido, ed altri documenti, tutti validi ed in regola, americani ..."

"... il killer ha una carta d'imbarco per una nave da Costantinopoli a New York con la partenza fissata al 4 Novembre di quest'anno ..."

 

Nel frattempo Paolo ed Alfredo frugano nella camera del killer. Eh si! Era anche lui uno dei passeggeri. Vi trovano solo molti soldi (circa 20000 dollari), due lettere scritte in una lingua che loro non conoscono ed altri proiettili strani (uguali a quelli del fucile - che porta il totale dei proiettili a 16). Durante il pomeriggio, tutti (chi più chi meno) passano il tempo facendo indagini parlando in particolare con il losco uomo d'affari tedesco e con la misteriosa Anna Ivanova. Maxwell scopre l'origine azzera del tedesco; Alfredo si fa tradurre le due lettere da Anna e scopre qualcosina sul passato della russa in fuga (è una nobildonna in fuga dalla Rivoluzione bolscevica che ha intenzione di raggiungere l'Egitto dove sarà al sicuro); Jonathan passa il pomeriggio e la serata, assistito da John Michael Ross a fare prove di balistica con lo stano fucile del killer (scopre che l'arma è molto potente e che il metallo misterioso di cui è composta, e di cui sono composti anche i proiettili, è estremamente duro, confrontato con l'acciaio dei binari).

 

 

Lettera n° 1 (in azzero): è un contratto di 10000 $ per l'assassinio di Anna Ivanova (con alcuni dettagli sull'itinerario che la donna seguirà fino a Costantinopoli).

Lettera n° 2 (in azzero): è una lettera personale che ha a che fare con il peggioramento delle condizioni di una sorella malata.

Entrambe le lettere sono state spedite ad un indirizzo di Parigi.

02/05/2006

 

6 OTTOBRE 1920 (Sera): il furto.
I nostri sei eroi si ritrovano tutti assieme a cena; discutono di tutto quanto è accaduto fino a questo punto cercando di venire a capo di questa complessa situazione. Molte delle conclusioni a cui giungono sono sbagliate, ma cominciano anche ad intravedere la verità. Dopo cena decidono di dedicarsi al riposo e, di conseguenza, di andarsene tutti a dormire. Tuttavia i due dottori hanno qualcosa di altro da fare prima di coricarsi. Confidando nel suo istinto poliziesco Maxwell Higgins passa un paio di ore ad origliare alla porta dell’uomo d’affari tedesco (dopotutto sono tutti convinti che nasconda qualcosa ed il nostro coroner ne vuole sapere qualcosa di più). Nel frattempo il suo compatriota e (quasi) collega Dexter Quincy, torna a fare quatto chiacchiere con Anna Ivanova (la nobildonna russa) in parte col nobile scopo di controllarne lo stato di salute (che lo convince poco) ed in parte col meno nobile intento di farle qualche avance.


Dopo un paio d’ore sono tutti a letto.

 

Durante la notte qualcuno penetra nel secondo vagone bagagliaio e sottrae lo strano fucile ed il cadavere del killer. Unico testimone di tutto ciò è proprio il losco uomo d’affari tedesco: vede qualcosa (pare uno zombie) e ne resta talmente scosso da cadere preda di un tremendo stato di shock con tanto di delirio.

 

7 OTTOBRE 1920: la cripta.
Si fa giorno.

I nostri eroi si svegliano e decidono di dedicarsi ognuno ai propri affari o alle proprie indagini. L’archeologo italiano Alfredo de Rossi coinvolge, fin dal mattino, il collega inglese Gorge Carnavon nell’esplorazione della piccola chiesa in rovina del villaggio. La ricerca non è vana ed i due trovano l’ingresso ad una cripta nascosto sotto la strana pietra d’angolo notata alcuni giorni prima da Alfredo.

I due archeologi si calano nel pozzo.


Si ritrovano in una cripta (che azzardano essere stata usata fino alla metà del 1400) circondati dai resti di diversi cadaveri (oltre una quarantina stando alle loro stime). L’esplorazione della cripta in questione li porta a fare due ritrovamenti sorprendenti:

- Un libro antico (quattrocentesco appunto): un manoscritto (in latino) di un frate francese che sembra essere uno strano vangelo; risulta diviso in quattro parti:
1. una parte che racconta la storia di Gesù, in particolare prima della predicazione, con numerosi particolari “inediti” ed inconsueti.
2. una parte che è il riassunto (o sarebbe meglio dire la fredda cronaca) dei quattro vangeli ufficiali messi assieme. Sono messe in luce alcune incongruenze tra i quattro scritti.
3. una parte in rima in cui vengono narrati altri fatti della predicazione di Gesù non riportati nei vangeli ufficiali.
4. una apocalisse, senza speranze per l’umanità in cui si fa un accenno a qualcosa di antico che deve tornare per riprendere possesso della terra.

- Un vecchio anello (più vecchio del libro): decorato con lo strano simbolo del medaglione di Alfredo.

I due archeologi (molto soddisfatti, a questo punto) tornano in treno verso mezzogiorno e pranzano assieme discutendo del “bel libro” appena trovato.

 

Maxwell Higgins viene convocato dal capotreno e da John Michael Ross per effettuare le indagini relative alla scomparsa di quanto custodito nel secondo vagone bagagliaio. Le prime indagini del coroner lo portano a scovare delle tracce: una serie di impronte di scarpe da bambino ed una serie di macchie sanguinolente sia sul vagone in questione sia nei dintorni.

Nel corso della mattinata i due medici (Maxwell e Dexter) devono prestare aiuto all’uomo d’affari che è ancora in stato di shock … in realtà i tentativi di Maxwell peggiorano solo la situazione, ma dopotutto non è proprio quello il suo lavoro. Durante tutto ciò i due arrivano a scoprire che il malato si chiama Hans Nebellinger. Mentre Dexter si prende cura del paziente e tenta di porre rimedio anche ai “danni” causati da Maxwell, quest’ultimo si diletta nel perquisire la stanza del malcapitato. La perquisizione porta i suoi frutti: nascosto dietro alcune assi della cuccetta c’è un fucile da guerra (si tratta di una delle due armi usate durante il primo scontro a fuoco, ma lui ancora non lo sa). Dopo un paio d’ore Dexter decide di trasferire Hans in una stanza vicino (una stanza con due letti), e di trasferirsi anche lui nella stessa stanza per poter seguire il suo strano paziente anche di notte, se ve ne fosse necessità.

 

Nel frattempo Paolo Morgenstern, Yuri Plushenko e Jonathan Bond decidono di provare a rilassarsi con una passeggiata in paese: passano tutta la mattina a giocare a carte in osmizza (con le strane carte che sembrano essere così diffuse in questo paese). Il russo ad un tratto, pescando una carta che rappresenta un demone, ne resta come ipnotizzato per alcuni minuti; dopo dirà di aver sentito una strana canzoncina nella sua testa. I tre rientrano in treno per pranzare, ma Paolo, che ha bevuto un po’ troppo di primo mattino, preferisce andare a riposarsi nel suo scompartimento e saltare il pranzo; gli altri due pranzano insieme.

 

Il dottor Quincy, come d’accordo, è a pranzo con Anna; il loro rapporto (di amicizia e confidenza, se non altro) si sta rinforzando.

 

09/05/2006

 

7 OTTOBRE 1920 (Pomeriggio): misteri notturni.
Dopo pranzo i nostri eroi continuano a dedicarsi ognuno alla propria diversa occupazione.

Alfredo De Rossi comincia ad esaminare il misterioso libro quattrocentesco recuperato dalla cripta assieme a George Carnavon; dedicandosi in particolare alla prima ed alla seconda parte. Il dottor Quincy rimane tutto il pomeriggio al cospetto di Hans Nebellinger per prendersene cura: il tedesco è ancora in stato di shock. Paolo Morgenstern, Yuri Plushenko e Jonathan Bond tornano in paese in modo che il soldato possa procurarsi un mazzo di carte. Il dottor Higgins continua le sue indagini: prova ad interrogare gli altri passeggeri del treno ma non viene a sapere nulla di interessante. Più tardi si reca in paese per scambiare due chiacchiere con Matjaz; viene così a sapere dell’esistenza della vecchia miniera di carbone e programma una rapida esplorazione per il giorno dopo. Durante il giretto in paese va a curiosare presso il teatro: incontra Maria la vecchia custode, scambia quattro chiacchiere anche con lei e scopre che di li ad un paio di giorni ci sarà una recita: decide di andarci.

 

A sera ognuno cena per i fatti suoi; solo dopocena Maxwell e Jonathan si incontrano e passano la serata giocando amichevolmente a carte.

 

Verso le 2:00 del mattino Paolo, Alfredo e Dexter vengono svegliati, da un rumore di vetri infranti che proviene dal corridoio i primi, e dalle urla di Hans il dottore. Una nuova crisi scuote i nervi dell’uomo d’affari tedesco, il dottor Quincy tenta di calmarlo ma senza ottenere risultati; passa così un bel po’ di tempo a prendersi cura dell’uomo in crisi.

Nel frattempo Paolo ed Alfredo, seguendo il rumore di vetri rotti si dirigono verso il salottino… Nella carrozza che lo precede trovano una prima finestra sfondata ed un sacco di tracce sanguinolente… Raggiunto il salottino lo trovano immerso nella quasi totale oscurità; rimane solo un piccolo lume in fondo al vagone… ed in piedi, in mezzo al vagone, si staglia un “uomo” che dà loro le spalle… Alfredo con un buon colpo d’occhio lo vede per quello che è: sembra un uomo completamente spellato e grondate sangue da ogni parte del corpo (uno zombie!); la semplice vista di questo abominio lo spaventa a tal punto che scappa e si chiude tremante nella sua cabina.

A questo punto Paolo pur senza aver notato alcunché di strano, rimasto solo, decide di darsi alla fuga e di cercare il fido Jonathan che si può rivelare un valido aiuto… La confusione creata dalla precipitosa fuga dei due italiani e dalle urla del tedesco, in pratica sveglia tutto il treno.

 

Jonathan e Maxwell, avvisati dal fisico, si dirigono armi in pugno verso il salottino… L’intruso si è ormai dileguato… un’altra finestra è in pezzi… ovunque è pieno di chiazze sanguinolente e sia il medico sia il soldato sono certi che si tratti di sangue; anche se non tutto li convince… Il coroner, coadiuvato anche dal dottor Quincy appena giunto sul luogo, comincia le prime indagini concentrandosi proprio sulle chiazze sanguinolente.

Il signor Bond attende…

 

Dopo un paio d’ore di indagini il dottor Higgins dà ordine che il treno sia ripulito e che le finestre siano aggiustate: “…l’igiene e la sicurezza dei viaggiatori innanzi tutto…”. Jonathan guarda fuori da un finestrino, verso il serbatoio dell’acqua della stazione; e non può non saltargli subito agli occhi una figura (una sagoma umanoide) in piedi proprio vicino al serbatoio … Senza pensarci due volte estrae la sua pistola e spara due colpi contro il presunto intruso… è convinto di averlo centrato… ma poi guarda meglio e non vede più nulla… nessuna sagoma umana…

 

NIENTE.

 

Il resto della notte passa tranquillo (se si può parlare di tranquillità dopo quanto successo in questi giorni); in pochi riescono a prendere sonno; in due proprio non ci riescono: Alfredo e Maxwell si ritrovano a bere un goccetto in compagnia, fino ad ubriacarsi: il primo per tentare di sfuggire alla tremenda visione che gli si è presentata davanti agli occhi poco prima; il secondo per sfogare il suo senso di impotenza abbandonandosi ai fumi dell’alcol.

 

8 OTTOBRE 1920: una mattinata intensa.
Poco riposati ed ancora scossi i nostri eroi decidono di compiere alcune indagini … altre ricerche … ma questa volta ognuno per se …

Jonathan ha dormito male, il suo breve sonno è stato costellato da incubi. Appena sveglio decide di giocare un po’ a carte per rilassarsi… le mescola… ne pesca una: l’angelo caduto. Il vedere questa carta lo manda in catalessi altre immagini di morte si assiepano nella sua mente. Si riprende solo verso mezzogiorno … sono passate più di quattro ore.

Maxwell si reca in paese (ancora stanco ed ancora poco sobrio) alla ricerca di Tobias per convincere il cacciatore ad accompagnarlo alla miniera (come aveva progettato il giorno prima); questi accetta ed i due si mettono in cammino. Raggiunta la miniera di carbone abbandonata i due non vi entrano, si limitano a controllare i dintorni e nonostante il loro impegno nelle ricerche non trovano nulla. L’inglese continua a bere.

Il dottor Quincy e l’archeologo italiano, sfruttando il fiuto del cane di quest’ultimo, provano a seguire le tracce dell’intruso. Riescono a ricostruire perfettamente il tragitto che ha percorso che nelle parole di Alfredo risulta: “…sembra essere apparso dal nulla in mezzo alla strada davanti alla stazione… poi ha camminato fino al treno… vi è entrato sfondando la finestra trovata da me e Paolo… ha percorso tutto il salottino rompendo i due lumi che vi erano accesi (uno ad ogni capo della carrozza)… ha rotto la seconda finestra ed è saltato giù… ha camminato fino al serbatoi dell’acqua… e qui è sparito…”.

Paolo nel frattempo passa la mattina chiuso nel suo scompartimento a redigere un diario degli strani avvenimenti a cui lui e gli altri stanno assistendo. In realtà è fermamente convinto che i suoi compagni di viaggio stiano tutti impazzendo (più o meno velocemente).

 

Verso mezzogiorno il gruppo, senza il coroner, si riunisce per pranzo. Il dottor Higgins arriva solo una mezz’ora più tardi…

16/05/2006

 

 

8 OTTOBRE 1920 (Pomeriggio): A teatro.
Il pranzo è breve e non si parla molto; tutti cercano di svignarsela da tavola il più presto possibile; qualcuno non si presenta nemmeno a mangiare. Il primo a finire è il dottor Higgins. Tuttavia lo shock per gli accadimenti dei giorni passati è sempre più forte in lui. Passa il pomeriggio in treno a chiacchierare del più e del meno con gli altri passeggeri, in attesa che venga sera e che possa andare a svagarsi a teatro. Alfredo De Rossi, sempre in compagnia di George Carnavon continua lo studio del libro quattrocentesco trovato nella cripta. Ciò che vi è scritto è così interessante da spingere l’archeologo italiano a continuare gli studi anche dopocena, questa volta da solo, e fino a notte fonda.
Paolo e Jonathan vanno a fare quattro passi al villaggio con l’intento di curiosare al teatro: sono convinti infatti che gli strani accadimenti delle giornate precedenti siano in realtà dei macabri scherzi che i paesani (o meglio alcuni di loro) mettono in atto ai danni degli ignari passeggeri dell’Orient Express. Giunti al teatro incontrano per prima la vecchia custode: Maria. Questa li lascia curiosare in giro basta che non diano fastidio agli attori che provano. Poi incontrano Stanislav il magazziniere che scaccia i nostri due curiosi dal magazzino in cui si erano intrufolati. Infine incontrano Anja una delle “attrici”, una giovane donna (sui 35 anni) piuttosto carina. Quest’ultima si interessa subito a Paolo che, siccome è zoppo ed un po’ maldestro, le ricorda il defunto marito. I due furbacchioni accettano l’invito delle due donne per recarsi a teatro la sera stessa per assistere ad una recita; entrambi accettano.

 

L’esplorazione del teatro non porta a nulla, ma i nostri due curiosi vengono stranamente attratti dal grande tappeto che c’è nel salone d‘ingresso: sembra che il disegno con cui è decorato si muova in modo ipnotico. Passata la cena Maxwell, Jonathan e Paolo vanno a teatro: sarà rappresentato l’Amleto. Lo spettacolo non è male, considerato il livello dilettantistico degli attori e alla fine sono tutti soddisfatti. Il teatro: piano terra (sotto) e primo piano (sopra). 

 

8 OTTOBRE 1920 (Notte): l’incubo di Alfredo.
La rappresentazione a teatro si è appena conclusa.
Jonathan, soddisfatto e rilassato se ne va a dormire nel suo scompartimento in treno: finalmente dopo notti e notti di incubi, un sonno tranquillo e veramente ristoratore. Paolo viene invitato da Anja a casa sua per fare quattro chiacchiere dopo lo spettacolo; con loro c’è anche Maria. I due parlano per diverse ore (fino quasi alle 2:00 del mattino) e cominciano ad intessere un rapporto d’amicizia. Nel cuore della notte, da vero gentiluomo, il fisico torna verso il treno per andare a dormire, comunque contento: domani lo aspetta un pranzo con Anja, (finalmente da soli).

Lungo la strada incrocia una figura che lo spaventa e che lo costringe a fare un giro più lungo: un uomo barcollante che armato di pistola cammina in mezzo alla strada.

 

In realtà si tratta di Maxwell. Dopo lo spettacolo, non riuscendo a prendere sonno, comincia a bere fino a perdere il controllo… quindi vagabonda per il paese per qualche ora per poi tornare (solo verso le 4:00) all’albergo dove ha preso una stanza (non si fida più a dormire in treno).

Ed Alfredo?

Ha letto il libro fino alla fine, quasi ipnotizzato, quasi se non potesse smettere… e ciò che ha letto lo ha sconvolto: soprattutto l’ultima parte, l’apocalisse senza speranza. Così durante la notte fa uno strano sogno: “…un’apocalisse simile a quella di San Giovanni… ma molto più cupa… senza speranza di salvezza per gli uomini… una cosa che è già successa… una intera città… una torre alta e lucente… tutto distrutto… un’intera isola scomparsa nel mare… trascinata a fondo da una misteriosa creatura gigantesca… Atlantide… il leviatano… tutto ciò che ne rimane è una piccola isola triangolare con un vulcano in mezzo… l’uomo è estinto… il mondo? No!… qualcun altro ha ereditato il mondo… qualcuno che l’uomo ignora… qualcuno che è più antico dell’uomo…”.

 

 

9 OTTOBRE 1920 (Mattina): una giornata grigia.

Piove!

Il ticchettio della pioggia sul tetto della carrozza risveglia Alfredo. Ha sudato freddo durante la notte. Ma cosa è successo? Ripensandoci fin da subito si rende conto che il sogno, pur un po’ nebbioso, è stampato “a fuoco” nella sua mente ed è un ricordo che non lo abbandonerà mai. L’archeologo è perplesso; vorrebbe parlarne con qualcuno, ma chi?
La risposta bussa alla sua porta. È Carnavon che è ansioso di proseguire con lo studio del libro come d’accordo. Alfredo ne approfitta e gli racconta il sogno; l’inglese è incredulo. I due studiosi poi riprendono il libro, e durante la mattinata lo finiscono (in realtà Alfredo rilegge quanto letto la sera prima). L’inglese è ancora più sconvolto. A pranzo i due cercano di non pensarci e di parlare d’altro.

Paolo Morgenstern passa la mattinata nel suo scompartimento. Per pranzo si reca a casa di Anja come d’accordo. I due trascorrono insieme “in intimità” il resto della giornata. Anja confessa a Paolo di volersene andare da qual piccolo villaggio… che ormai per lei è solo un ricettacolo di ricordi tristi.

 

Maxwell si sveglia tardi, anzi viene svegliato dal pianto di una bambina… passa così un paio d’ore chiacchierando col padrone dell’albergo, Frederick, e giocando a carte con lui ... Maxwell è il primo dei nostri eroi ad aver “scoperto” come funziona la numerazione delle carte.

Jonathan si sveglia presto. Decide di andare a dare un’occhiata al vagone bagagliaio per appropriarsi di qualche arma, dato che i suoi amici gli hanno detto cosa si nasconde nelle casse di Hans Nebellinger. La fortuna non è dalla sua parte e viene scoperto da John Michael Ross. Dopo una lunga discussione (anche se “scontro verbale” renderebbe meglio il livello del dialogo ben poco diplomatico tra i due uomini), il mercenario cede: accetta sia di rimettere a posto quello che ha preso, sia di accompagnare il poliziotto ad un sopralluogo al ponte a valle del paese (la sua esperienza di soldato può essere utile per capire cosa sia successo davvero al ponte).

 

I due inglesi si mettono in cammino.

Giunti sul posto, e con una buona ispezione, i due trovano conferma all’ipotesi che il ponte si astato fatto saltare con dell’esplosivo; rimane una domanda: “…possibile che nessuno abbia sentito lo scoppio; con una tale quantità di dinamite avrebbero dovuto sentirlo a Venezia…” sono le parole di Jonathan. Sulla via del ritorno i due vengono assaliti da due lupi. I due animali li attaccano e li mordono; non si spaventano né con gli spari e nemmeno quando vengono colpiti. Alla fine i due uomini armati hanno la meglio; ma sono entrambi feriti, Jonathan ad una spalla ed il poliziotto ad una gamba. In treno forse qualcuno potrà prendersi cura di loro.
 

23/05/2006

 

 

9 OTTOBRE 1920 (Pomeriggio): il vecchio e il mare.

I nostri eroi sono ancora divisi ed occupati ognuno nelle sue personali attività. Il baldo Paolo Morgenstern è ancora in dolce compagnia di Anja; come si era già detto i due stanno passando il pomeriggio in intimità. Nel frattempo l’altro italiano, l’archeologo Alfredo De Rossi, decide di rilassarsi andando a fare quattro passi in paese con l’intenzione di parlare con Matjaz.
Lungo la strada incrocia i bambini che giocano a nascondino ed assiste ad una “conta” fatta proprio con le strane carte da gioco che sembrano dare le allucinazioni ai nostri eroi. Giunto a casa del vecchio, i due parlano a lungo e di molte cose… Parlano delle strane carte da gioco ed Alfredo si fa insegnare da Matjaz ad usarle. Parlano della storia del piccolo villaggio in cui si trovano, della miniera, dei rapporti del paesetto con l’Italia (si scopre che in passato ci erano stati i Veneziani) e cose simili; Matjaz è di notevole aiuto, pur non essendo espressamente un uomo di cultura. Parlano infine del passato dello stesso Matjaz; Alfredo è incuriosito da una serie di fotografie di marinai appese alle pareti di una stanza, il vecchio è stato un marinaio sotto l’Austria e racconta al giovane italiano le sue peripezie sotto il comando del Capitano Von Schlier: “…abbiamo passato Gibilterra e navigato per molto tempo… giorni… giorni strani per giunta: una mattina infatti il sole è sorto da Ovest… poi abbiamo visto l’isola… sembrava disabitata e selvaggia… siamo sbarcati divisi in tre squadre… il Capitano Von Schlier con 5 uomini si è diretto verso sud… il Tenente Reminger si è diretto a nord-ovest con altri 5 uomini… io ed altri due… non ricordo i loro nomi… siamo rimasti di guardia alla barca… dopo circa un’ora abbiamo sentito spari giungere dalla zona del Tenente… avevamo paura… io ero addetto alla mitragliera… me ne sono stato in piedi, sotto il sole, col dito sul grilletto per due ore dopo quegli spari… Niente! … al passare della terza ora il Capitano Von Schlier è tornato, un uomo era ferito attaccato da una scimmia… abbiamo aspettato secondo i suoi ordini fino al tramonto… stavamo per riprendere il mare quando il Tenente è tornato: solo e ferito… ci hanno attaccati… gridava… Lo abbiamo raccolto e siamo fuggiti… di nuovo verso casa… al nostro ritorno… processi ed interrogatori senza fine… fino al giorno del congedo… e l’ordine tassativo di non parlarne mai con nessuno… ma ormai… quell’ordine non ha più molto senso no?! … meglio disobbedire e lasciare che la verità possa venire a galla, piuttosto che seppellire tutto assieme ad un povero vecchio!

Ed ancora “…ho rivisto il Capitano Von Schlier qualche anno dopo… anzi, pochi anni fa… me lo sono ritrovato sulla porta di casa… qui dove stiamo parlando noi adesso… è venuto per lasciarmi questo pacco di documenti… era cortese… sembrava che fosse invecchiato meno di me… si è fermato a pranzo… abbiamo parlato come due vecchi amici… poi se n’è andato… chissà che fine ha fatto?”.
Al momento di salutarsi, il vecchio affida ad Alfredo un fascicolo zeppo di documenti (perlopiù in tedesco, ma in parte anche in inglese) tutti riguardanti una strana missione di esplorazione di un’isola a cui il vecchio a partecipato durante il suo servizio: dei 15 uomini che sono sbarcati sull’isola sono sopravvissuti solo 10.

 

Nel frattempo i due “esploratori” Jonathan  Bond e John Michael Ross tornano feriti dalla loro escursione al ponte… fortunatamente il dottor Quincy è in grado di prestare loro le cure del caso; così i due potranno rimettersi in sesto al più presto. Il resto della giornata trascorre in tranquillità, così tra una cosa e l’altra arriva l’ora di cena.

 

9 OTTOBRE 1920 (Notte): un nuovo incubo.

La cena è soddisfacente, i nostri eroi tutti stanchi e logorati dagli strani accadimenti dei giorni scorsi cercano un attimo di relax prima di andare a dormire. Alfredo torna dal suo amico e collega George Carnavon: i due passano la serata assieme chiacchierando delle loro esperienze passate e dei loro progetti futuri (l’inglese è ancora scosso dalla lettura del libro ed Alfredo cerca così di farlo rilassare… la “terapia” sembra dare i suoi frutti).

 

Paolo si incontra, come ormai di consueto con Jonathan e Yuri per bere qualcosa nel salottino del treno e fare quattro chiacchiere in amicizia.

Verso le 3:00 del mattino… ormai tutti dormono…

 

Un urlo spaventoso giunge dalla collina alle spalle della stazione, simile più ad un ringhio animale che ad una voce umana; questo rumore fortissimo sveglia più o meno tutti i passeggeri del treno.

Paolo è il primo a svegliarsi ma, distratto dalle conseguenti urla di Hans Nebellinger, non guarda fuori dalla finestra e corre verso la stanza del tedesco per vedere se Quincy ha bisogno di aiuto.

 

Si odono una serie di spari… provengono dalla stanza di Ermanno Taormina.

Yuri viene svegliato proprio da questi spari e così si muove per raggiungere il vagone da cui gli spari provengono.

 

Jonathan viene svegliato dalla confusione che ormai regna a bordo del treno (anche se panico forse sarebbe più giusto), appena uscito incontra il capotreno che gli chiede di accompagnarlo a controllare la stanza del siciliano. Il capotreno apre la porta ed i due vedono l’italiano che giace a terra morto in una pozza di sangue: la finestra è aperta… le pistole sono scariche e fumanti nelle sue mani… ha sparato una ventina di colpi verso la collina ed ha riservato l’ultimo colpo a se stesso.

A questo punto il panico è totale.

 

Il capotreno tenta di riprendere il controllo della situazione. Pur lasciando ai nostri eroi il tempo di fare qualche indagine (Jonathan entra nella camera del morto e fruga in cerca di indizi – trova solo una terza pistola ed alcune lettere pronte da spedire) e di prestare i soccorsi del caso ai feriti ed a coloro che sono sotto shock, il capotreno riunisce tutti i passeggeri nel salottino e qui cerca di fare un discorso atto a calmare gli animi (con ben poco successo questa volta). Dietro suggerimento di Jonathan, il capotreno spiega che il povero Ermanno Taormina era sotto forte stress e dava segni di squilibrio già da qualche tempo; i passeggeri non sembrano molto convinti ed aggiungono nuove lamentele alle precedenti, tuttavia sembrano comunque accettare questa versione dei fatti.

Più tardi Paolo, Jonathan, Alfredo e Yuri si ritrovano a discutere nel vagone ristorante; con loro c’è anche Khaleb il nordafricano, il passeggero del treno finora rimasto in disparte; l’unico che durante la discussione nel salottino non ha aperto bocca. I cinque qui riuniti discutono a lungo (ormai albeggia) su quanto accaduto: Khaleb asserisce con la massima serietà di aver visto un enorme diavolo sorgere tra le fiamme lungo il pendio della collina… e così come è apparso, è scomparso quasi subito. Alfredo è scettico; è sempre più convinto che si tratti di uno scherzo organizzato dai paesani ai danni degli ignari viaggiatori.

 

Alle prime luci del giorno in quattro (senza Paolo) si dirigono sul luogo dove “…è apparso il diavolo…”. Tutti sentono un forte odore di bruciato e di zolfo. Con sua grande sorpresa Alfredo scopre (di nuovo) un simbolo, come quello che aveva visto in mezzo alla strada la notte dello zombie, questa volta formato da sterpaglie bruciate. Il mistero si infittisce. Yuri, dal canto suo, trova un po’ di zolfo sparso nell’area.

 

10 OTTOBRE 1920 (Mattina): le prime luci.

Nessuno riesce più a dormire; così i nostri eroi decidono di proseguire le indagini sull’apparizione della notte precedente.

 

Jonathan, Alfredo e Yuri, fedeli alla teoria del “grande scherzo”, tornano al villaggio a dare un’occhiata al teatro: Maria gli affida le chiavi con un sacco di raccomandazioni… i tre entrano… guardano sotto il tappeto ipnotico, e trovano una botola… Yuri ed Alfredo scendono… Joanthan ricopre la botola col tappeto… Sotto c’è un vecchio magazzino, pieno di vecchi arredi di scena in cattivissimo stato.. spiccano una bara ed un teschio.
Al momento di risalire i due sembrano bloccati… Jonathan è di nuovo ipnotizzato dal disegno cangiante del tappeto… questa volta non riesce a trattenersi e se la fa addosso… Appena gli altri escono… sono sberleffi e prese in giro… almeno il morale sembra alto.

Paolo, preoccupato per gli avvenimenti della notte, si reca da Anja. Anche al donna è preoccupata; ha appena saputo che Luka, il più grande dei bambini del villaggio, è malato, ha una inspiegabile febbre altissima e delira. I due vanno a cercare il Dottor Quincy e lo portano dal ragazzo, affinché possa prestargli soccorso: ogni tentativo fatto da Dexter è inutile, febbre e delirio persistono.
Anja e Paolo decidono a questo punto di provare a parlare con gli altri bambini… dapprima vengono a sapere (dalla nipote del padrone dell’albergo) dell’esistenza di un fantomatico “libro magico” con cui i bambini e Luka in particolare hanno giocato negli ultimi mesi. Quindi, dopo aver radunato i bambini nella scuola e dopo aver frugato nella stanza di Luka, recuperano le 17 pagine del manoscritto (che nessuno dei due è in grado di leggere e che, stando ai bambini preoccupati per il loro amico, solo Luka sapeva interpretare).

Spaventati da quanto sta accadendo al loro amico i bambini confessano il loro ruolo di “burattinai” sia nel caso della seconda sparatoria sia nei fatti dello zombie… negano invece di aver interferito con il primo scontro a fuoco. Del resto non sanno nulla.

30/05/2006

 

 

10 OTTOBRE 1920 (Mattina): la miniera.

Sono circa le 10:00.

Il dottor Quincy è al capezzale di Luka, il bambino malato: data l’inutilità dei trattamenti medici che ha messo in atto e di ogni altro suo sforzo, e visti gli strani accadimenti degli ultimi giorni, comincia a sospettare che dietro alla malattia del bimbo ci sia qualcosa di soprannaturale; così manda a chiamare il pope (prete greco-ortodosso) del villaggio.

Alfredo, Paolo ed Anja continuano a parlare con gli altri bambini, ma non ottengono nessuna informazione in più rispetto a quello che sanno già; decidono così di separarsi e di provare due approcci diversi.

 

Alfredo infatti decide di recarsi assieme al “soldato” Bond presso la miniera dove i bambini hanno detto di aver trovato il libro. Dopo un breve cammino (guidati da uno dei bimbi) i due “eroi” raggiungono la caverna. Vi entrano tentennanti, armati e con le lanterne ad olio. Dopo pochi metri giungono al luogo del ritrovamento del manoscritto, e lì fanno la prima macabra scoperta: quattro stalagmiti spuntano dal terreno disposte perfettamente ai vertici di un quadrato ed orientate secondo i punti cardinali; appoggiato ad ognuna di esse c’è uno scheletro umano, in parte ormai cementato nella roccia che fissa il centro del quadrato davanti a se; ogni scheletro ha lo sterno marchiato da uno strano disegno triangolare ormai appena distinguibile; in centro stavano le poche pagine del manoscritto.

I due sono esterrefatti …

Dopo un po’ di sgomento ed un po’ di indagini (quasi inconcludenti) i due decidono di controllare per bene la stanza, in effetti una delle pareti non li convince … ed infatti nasconde una stanza segreta. La nuova stanza è più strana e macabra della precedente: si tratta di una stanza “ad imbuto”, con diversi cadaveri in stato di decomposizione appesi al soffitto con ganci da macellaio, al centro si nota un pozzo (l’imbuto appunto). I due cercano di studiare la stanza senza cadere nel pozzo ma il rumore che producono è tanto forte da disturbare uno “sciame” di pipistrelli: i disgustosi esseri volanti escono dal pozzo lanciando squittii e mettendo paura ai nostri eroi …

 

I due avventurieri si danno alla fuga dopo aver sentenziato “Abbiamo già visto a sufficienza”; dietro di loro la miniera crolla.

 

Ma torniamo in paese.

 

Dexter riesce finalmente a parlare col prete (giunto finalmente a far visita al bambino malato), ma il colloquio è infruttuoso: tutto ciò che ottiene è scoprire che il giovane pope aveva già assistito a qualcosa di simile quando era solo un seminarista e che in quell’occasione il suo maestro poté fare ben poco per salvare il malato. Intanto Paolo ed Anja vanno ad interrogare gli altri due “maestri” dei bambini: Gregor, il contadino e (guardacaso) Matjaz: anche questo colloquio è però quasi infruttuoso. Quasi. Perché in realtà le risposte date dal vecchio non soddisfano Paolo che si convince che il suo interlocutore nasconda qualcosa.

A questo punto bisogna prendere qualche decisione drastica. Paolo torna da solo in treno; si reca dai due (agenti segreti) americani: John Smith e Paul Johnson. Parlando con loro richiede il loro aiuto per “torchiare un po’ il vecchio e fargli sputare la verità”. I due non sono molto convinti ma dopo lunghe argomentazioni da parte del fisico decidono di penetrare nottetempo nella casa di Matjaz e di perquisirla.

 

Sono passate da poco le 18:00 ed i nostri eroi (escluso Maxwell Higgins) si ritrovano tutti in treno a discutere di quanto successo e di quanto scoperto. Durante la cena e nelle ore a seguire, Alfredo si trattiene con il collega Carnavon per discutere (ancora) degli strani avvenimenti degli ultimi giorni.

 

11 OTTOBRE 1920 (Mattina): Matjaz.

È passata da poco l’alba, e Paolo si vede recapitare una voluminosa busta da John Smith, uno degli agenti segreti. La busta contiene uno strano diario: si tratta di pochi fogli manoscritti in cui è descritto in prima persona un rituale magico (o qualcosa di simile) che agli occhi del fisico sembra quello usato dai bambini. Per lui è la prova schiacciante della colpevolezza di Matjaz.

A questo punto approfittando del fatto che sono tutti riuniti per la colazione, Paolo espone agli altri le sue teorie ed i suoi sospetti; la discussione che ne segue è lunga ed i malcapitati eroi per caso non riescono a trovare un accordo su come agire col vecchio. Paolo è convinto che Matjaz nasconda qualcosa; Alfredo è d’altra parte convinto che sia innocente; a Jonathan non resta che fare da moderatore nell’accesa discussione tra i due professori. Alla fine si decide di puntare sulla diplomazia dell’archeologo, così Alfredo viene incaricato di parlare a quattrocchi col vecchio, dopotutto è colui che lo conosce di più.

 

Alfredo si reca così a casa di Matjaz e gli spiega la situazione raccontandogli ogni cosa (compresa la perquisizione notturna). Il vecchio non se ne preoccupa e continua a parlare con l’archeologo come fossero vecchi amici. Alla fine lo ringrazia, gli lascia le chiavi della casa e gli confida che si allontanerà per un po’ dal villaggio, almeno finché il treno non sarà ripartito. Jonathan, una volta ricevute le chiavi da Alfredo decide di parlare di persona con Matjaz, ma giunto a casa sua non lo trova … tornato in treno un po’ deluso, decide di dare un’occhiata ai 17 fogli misteriosi recuperati dai bambini … e mentre comincia a capirci qualcosa dà di matto e rischia di spararsi in bocca.
 

06/06/2006

 

 

11 OTTOBRE 1920 (Mattina): Il delirio di Luka.

Sono circa le 10:00 del mattino.

Alfredo, dopo il colloquio con Matjaz, si reca d’accordo con il dottor Quincy presso il bambino malato (Luka); Dexter è convinto che Alfredo possa capire qualcosa del male del bimbo … Alfredo rimane scettico in proposito ma accontenta il medico inglese. Sorprendentemente il bimbo sta un po’ meglio: un miglioramento misterioso dato che nessuna terapia aveva sortito effetto.
Alfredo sfruttando il suo ciondolo e l’anello trovato nella cripta ipnotizza il bambino (ed incidentalmente anche il suo amico dottore); tuttavia l’impossibilità di comunicare, a causa della diversità di lingua, gli preclude ogni altra azione in tal senso … Bel tentativo, ma inutile.

Quand’ecco, finita l’ipnosi, arriva l’illuminazione. Alfredo si procura carta e penna e disegna approssimativamente lo strano simbolo ritrovato nei siti di evocazione: l’esagono col triangolo al centro. Non appena lo vede Luka ricomincia a tremare ed a delirare; la febbre torna a salire all’improvviso; le condizioni del bimbo peggiorano all’istante. Solo il tempestivo intervento medico di Dexter (aiutato dal prete) impedisce il peggio … il bambino è salvo ma non ancora cosciente.
Nel suo delirio il bimbo usa diverse lingue ed il fine orecchio dell’archeologo coglie alcune parole “Lasciami stare!” in una lingua che gli ricorda l’egiziano antico (o meglio, qualcosa di simile alla lettura fonetica dei geroglifici): stando a quanto dice Alfredo il tono ed i vocaboli usati dal bambino sono quelli che si userebbero al cospetto di un faraone.

 

Il resto della mattinata passa senza che accada nulla; i nostri eroi sono tutti sul treno (a parte Maxwell Higgins che è al suo albergo) e si ritrovano per pranzo per concludere la discussione della sera prima su Matjaz. I nostri eroi cercano di trarre qualche conclusione da tutti i dati contorti raccolti finora … senza riuscirci.

Nel pomeriggio Alfredo ipnotizza Jonathan (che si sottopone volontariamente all’esperimento)  per farsi raccontare cosa il soldato abbia letto nei misteriosi 17 fogli del “libro magico”. Niente di fatto. Solo poche cose confuse … Più tardi i due tornano a casa di Matjaz per perquisirla; non trovano nulla di strano tranne uno strano simbolo disegnato col gesso sulla parete dietro un armadio: si tratta di un cerchio contenente una croce che lo divide in quattro parti; nelle due più piccole superiori sono ospitati due dischi (sul bordo del cerchio), nelle due inferiori (un po’ più grandi per l’asimmetria della croce) sono ospitati quattro dischi ciascuno. Alfredo ricollega il simbolo ad un gruppo di cavalieri delle crociate, ma deve anche ammettere la sua poca conoscenza del periodo storico (è archeologo specializzato in culture antiche, non in storia medioevale).

 

Il resto del pomeriggio passa tranquillo con un po’ di discussioni tra i nostri eroi a proposito di quanto accaduto finora e di quanto scoperto.

 

11 OTTOBRE 1920 (Notte): L’inizio della fine.
Dopocena.

I quattro (Alfredo, Jonathan, Dexter e Yuri) decidono di tornare alla miniera per un nuovo sopralluogo notturno, nonostante il russo ed il soldato siano leggermente ubriachi … Yuri striscia un po’ nella miniera quasi crollata per scoprire che si interrompe dopo solo una cinquantina di metri. La passeggiata notturna non porta nulla di nuovo.

I nostri eroi tornano, esausti, al treno verso le 3:30 del mattino … manca poco più di un’ora all’alba.

06/06/2006

 

 

 

EPILOGO

È mattina …

Il suono del fischio del treno sveglia i nostri eroi … Subito tutti e sei si accorgono che c’è qualcosa di strano … qualcosa che non va …

È di nuovo il 5 Ottobre …

 

Ma questa volta il treno riparte e riprende il suo viaggio verso Belgrado e Sarajevo. I nostri eroi si ritrovano nel salone ristorante … amici caduti (Ermanno Taormina) sono ancora vivi … c’è una nuova passeggera: Anja, salita al villaggio approfittando della sosta notturna … manca qualcuno: MAXWELL è scomparso, nessuno sa nulla di lui, sembra sparito nel nulla.

Era sogno o realtà?!

Conclusioni ...

Simao giunti alla fine della storia e questo è quello che, dopo tutto, rimane aperto:
• Di tutto quello che è successo in questi folli 7 giorni si ricordano solo i nostri cinque eroi sopravvissuti, Anna Ivanova la nobildonna russa, Anja ed il professor Carnavon.
• Il buon Ermanno Taormina è vivo e vegeto, ma ha un nuovo tic nervoso che nessuno prima aveva notato.
• Sono scomparsi nel nulla Maxwell Higgins ed il killer americano. Che fine avranno fatto? Anzi, non solo sono scomparsi nel nulla, ma fatti salvi i nostri sette testimoni, nessuno si ricorda nemmeno la loro esistenza.
• Alfredo ha ancora nella sua cabina il libro e l’anello trovati nella cripta ed i documenti in tedesco regalatigli da Matjaz.
• Paolo ha ancora nella sua cabina i 17 fogli del “libro magico”.
• Jonathan ha ancora alcuni proiettili dello strano fucile (quelli costruiti con lo strano metallo azzurrognolo).
• Nessuno ha più le strane carte da gioco.

 

 

Molte strade restano così aperte…

Molti nuovi interrogativi si aggiungono a quelli che i nostri eroi avevano già…

Molte nuove possibili avventure si profilano all’orizzonte!